ASSIMEFAC – No all’emendamento della Conferenza delle Regioni per i medici al DL 34/2023

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No all’emendamento della Conferenza delle Regioni per i medici al DL 34/2023
Dichiarazione di Leonida Iannantuoni, Presidente ASSIMEFAC e Giovanni Battista D’Errico, Presidente CTS ASSIMEFAC

Roma, 27 apr. – “In riferimento alla proposta, avanzata dalla Conferenza delle Regioni, di emendamento al DL 34/2023 contenuta al punto 19 – nuovo articolo 16 bis – che stabilisce fino al 31/12/2026 la possibilità che i medici in possesso del diploma di medico chirurgo specialista, che hanno prestato servizio nel SSN per almeno tre anni, possono esercitare la professione di medico di medicina generale, previo svolgimento di un corso teorico/pratico di 3 mesi da tenersi con il supporto di un medico di medicina generale con funzioni di tutor, esprimiamo tutta la nostra contrarietà “ così Leonida Iannantuoni, Presidente ASSIMEFAC (Associazione Società Scientifica Interdisciplinare e di Medicina di Famiglia e Comunità)  e Giovanni Battista D’Errico Presidente CTS ASSIMEFAC.
“Gli eventuali incarichi conferiti con questo emendamento, essendo a scadenza, non potranno che interessare colleghi al termine della propria carriera professionale e, quindi, relativamente avanti negli anni. Ci si domanda, pertanto, di quale entusiasmo e di quale voglia di investire in termine di risorse professionali e, diciamolo, economiche in una branca della medicina tra le più complesse, tali colleghi potranno, giustamente, essere dotati”.
“Il medico specialista di branca, per quanto sicuramente qualificato nella propria disciplina di competenza, per abitus mentale e formativo, non è preparato ad una visione di insieme della “persona malata” trovandosi così nella necessità di richiedere consulenze, visite specialistiche a carico del SSN, per quasi tutto che esula dalle proprie consolidate conoscenze con conseguente impatto negativo, tanto per le casse pubbliche che per le liste di attesa”.
“La formazione di un medico, stante le complessità raggiunte dalla medicina, richiede un periodo formativo specifico, per qualunque settore ove il professionista reputi di esercitare, ben superiore a i tre mesi, indipendentemente dal bagaglio culturale e professionale già acquisito.
Auspichiamo, in conclusione, che tale emendamento non venga accolto e ne valutiamo, in caso di approvazione, estremamente perniciose le conseguenze”.

Ufficio Stampa

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