Smi-Lazio, aggressioni medici: “Sì a reporting tempestivo degli episodi di violenza da parte delle Aziende, per contrastare il grave fenomeno”

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Sono in continua escalation le segnalazioni di aggressioni verbali o fisiche nei confronti dei medici in servizio nelle strutture sanitarie pubbliche del Lazio.

E i numeri parlano chiaro: secondo l’Inail lo scorso anno, nel Lazio, sono stati 150 i casi di aggressione a medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Senza contare gli eventi di intimidazione, minacce e molestie senza conseguenze fisiche.

La delegazione sindacale Smi-Lazio ritiene certamente positiva l’istituzione di un nuovo Osservatorio ministeriale come sistema di monitoraggio. Ma servono, in primis, provvedimenti urgenti per arginare il problema.

Secondo Gian Marco Polselli, segretario regionale Smi-Lazio, nel ribadire la necessità di una vigorosa presa di posizione che contrasti efficacemente tali fenomeni, è necessario che le Aziende sanitarie «mettano in atto ogni procedura legale e giudiziaria nei confronti dei soggetti responsabili di tali azioni». Ma no solo. Il Segretario regionale Smi-Lazio sottolinea la necessità di una diffusione capillare, in tutti i servizi, dipartimenti aziendali e ospedalieri, delle procedure «per il reporting tempestivo degli episodi medesimi. I professionisti coinvolti devono poter essere certi che alle segnalazioni degli episodi di aggressione, faccia seguito un’azione diretta delle Aziende sanitarie verso i responsabili, con diffide personali ed ogni altra iniziativa utile», dichiara infine Gian Marco Polselli.

Il Sindacato Medici Italiani del Lazio chiede, inoltre, di conoscere «lo stato delle procedure messe in atto nelle Aziende, a seguito delle comunicazioni formali ricevute in tal senso», aggiunge Cristina Patrizi, responsabile area convenzionata Smi-Lazio, che conclude: «Siamo assolutamente disponibili a collaborare nella individuazione di strategie e percorsi finalizzati ad arginare il grave fenomeno».