Intersindacale: senza assunzioni il Lazio dirà addio alla sanità pubblica entro il 2018

Print Friendly

Troppo magro il piano di assunzioni che il governo ha previsto per la regione Lazio: 300 in due anni, contro una esigenza reale di oltre 3 mila nuovi posti di lavoro. I rappresentanti di categoria dei lavoratori della Sanità Pubblica regionale lanciano un appello al ministro Beatrice Lorenzin ed al governatore Nicola Zingaretti. La Regione ha già sopportato troppi tagli di personale ed ora rischia il totale collasso. (CONSULTA LA LETTERA)

In dieci anni il personale sanitario del Lazio ha perso oltre 10 mila operatori e l’età media di chi è riuscito a conservare il proprio posto di lavoro supera i 52 anni. Una situazione drammatica fotografata dall’Intersindacale delle strutture sanitarie di Roma e del Lazio (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Anaao Assomed, Fp Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Medici) che hanno scritto una lettera al ministro della Salute Beatrice Lorenzin ed al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Dati allarmanti, ma soprattutto prospettive drammatiche: “senza nuove assunzioni – hanno scritto – nel 2018 il Lazio potrà dire addio alla Sanità Pubblica”.
 
Il Sistema Sanitario regionale, già messo a dura prova da un piano di rientro durissimo e dal commissariamento, ha dovuto sopportare una riduzione del personale del 19%, nel giro di pochi anni. Troppo poche le assunzioni previste dal documento redatto dal Ministero: non più di 300 assunzioni tra il 2016 e il 2018. “Il piano regionale – hanno sottolineato i sindacati nella lettera – ne prevede bene 3.500”. Insomma, lo scarto tra le due cifre supera i mille punti percentuali.

“I decreti del piano assunzionale della Regione Lazio – hanno spiegato – sui quali non sono più rinviabili le risposte alle nostre richieste di cambiamenti e integrazioni, prevede infatti, da qui al 2018, 1.762 nuove assunzioni e 1.740 stabilizzazioni di personale precario. Un’operazione che, lungi dal rafforzare la capacità di offrire servizi, servirebbe a salvare il salvabile, visto che nello stesso arco di tempo andranno in pensione altri 4.510 operatori sanitari. Il risultato finale sarebbe comunque un’ulteriore perdita di 1.000 unità e il piano tamponerebbe appena la forte emorragia di questi anni”.
 
Per i rappresentanti di categoria l’unica soluzione è un passo indietro del governo. Se cosi non fosse ecco cosa accadrebbe, secondo i calcoli sindacali, alla Sanità del Lazio: i 50 mila operatori del 2006 diventerebbero 35 mila, con un’età media sempre più vicina a quella del pensionamento. Se la risposta delle Istituzione non dovesse essere immediata la prossima primavera potrebbe trasformarsi in una stagione di protesta.