Comunicato Stampa SMI Lazio: dichiarazione di Cristina Patrizi

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“Medicina di famiglia, carichi di lavoro, accessi in Pronto Soccorso e utilizzo del SSN: basta chiacchiere e offese!” Dichiarazione di Cristina Patrizi, Segretario Regionale Lazio Sindacato Medici Italiani (SMI)

Roma, 9 genn.- “Nonostante pchissime eccezioni, ancora continuano, notizie e spot denigratori e scorretti sui carichi di lavoro delle strutture sanitarie territoriali, dei Pronto Soccorso, comparando tali attività con quelle dei medici di famiglia”, così Cristina Patrizi, Segretario Regionale Sindacato Medici Italiani del Lazio.

“A fronte di dati ufficiali sugli imponenti carichi di lavoro ai quali i medici di famiglia continuano da anni a fare fronte, che dicono esattamente l’opposto di quanto alcuni sostengono. Carichi di lavoro che ora riepilogheremo. Continuare pertanto a fare falsa informazione sui temi così scottanti di sanità pubblica, oltre a rivelarsi un autogol in termini di ricaduta di immagine per il SSN italiano, che nonostante il progressivo depauperamento di finanziamenti e la perdita di attrattività per i medici, continua ad avere i migliori risultati in termini di esiti di salute, ebbene queste narrazioni inesatte sulla attività dei medici di famiglia, contribuiscono a un clima di sfiducia che mina dal profondo la coesione sociale ed il patto che necessariamente deve essere saldo, tra medici e pazienti/cittadini “.

“Prima questione: i medici di famiglia in ferie, studi chiusi: falso! I medici di famiglia non hanno diritto a ferie retribuite come tutti i medici dipendenti e/o specialisti del nostro SSN, perché per usufruire di pochi e meritatissimi giorni di riposo si pagano di propria tasca un sostituto e, poiché reperire un sostituto è quasi impossibile, i giorni di eventuale e legittima astensione dal lavoro, si riducono a pochissimi giorni/anno, sempre comunque garantendo la regolare apertura di studio.

È del tutto evidente che il singolo medico di medicina generale non può lavorare h24 e 7gg su sette come a nessun altro lavoratore ed a nessun medico, si può mai chiedere questo.

I medici di famiglia si sono organizzati negli anni (nonostante contratti fermi da anni e con aumenti irrisori e neanche tali da recuperare neanche gli aumenti inflattivi ed i costi della vita) per offrire risposte coordinate e di ottimali di presa in carico delle esigenze di salute non di emergenza-urgenza (qualcuno continua a confondere i diversi ambiti assistenziali).

Nel Lazio (ma in tutta Italia esistono organizzazioni simili) i Mmg sono organizzati in UCP (unità di cure primarie) dove è possibile sempre dalle H. 10 alle 19, dal lunedì al venerdì avere una risposta dai medici di medicina generale.

L’attività della medicina generale all’interno degli studi e/o UCP si svolge dal lunedì al venerdì e non nei festivi (quindi nessuna interruzione di pubblico servizio, nessuna assenza per ferie ma nei festivi il sabato e la domenica tali forme organizzate sono chiuse per contratto).

I medici di famiglia hanno inoltre dato vita ad ulteriori forme di continuità assistenziale: nel Lazio esistono gli “Ambufest “(27 ambulatori nel Lazio, almeno uno per ogni distretto) e 11 ambulatori pediatrici che garantiscono la risposta della medicina generale tutti i festivi ed il sabato dalle 10 alle 19 e nei prefestivi dalle ore 14 alle 19.

Dalle 20.00 alle 8.00, inoltre, di tutti i giorni della settimana e sempre nei sabati e prefestivi, dalle 10 alle 24 e nei festivi h24, sono operativi sul territorio i medici di “guardia medica” (assistenza primaria a quota oraria), anche qui per le visite domiciliari e le richieste sanitarie non di emergenza-urgenza.

Si tratta quindi della completa copertura delle esigenze di salute afferenti all’area della medicina generale che, ripetiamo, non contempla l’emergenza-urgenza.

Tale attività, vogliamo ribadirlo, è stata l’unica che è sempre stata aperta sul territorio anche e soprattutto durante la pandemia, quando le strutture di specialistica ambulatoriale hanno limitato la loro attività alle sole urgenze indifferibili o brevi e sono stati rinviati tutti gli interventi non urgenti, negli ospedali.

Veniamo ai dati ed ai carichi di lavoro: dal 23 al 26 dicembre 2023 e nel ponte di fine anno ed Epifania. Gli ambulatori della medicina generale sul territorio (Ambufest) hanno massicciamente fronteggiato le esigenze di salute dei cittadini con una media di accessi per Ambufest di 60-70 accessi/die, tutti affrontati da un singolo medico di medicina generale operante per ogni turno.

Ci sono stati complessivamente circa 4500-5000 accessi complessivi nel solo ponte di Natale 2023 solo nel Lazio, fronteggiate dai medici di medicina generali operanti su base volontaria a coprire tutti i turni festivi e prefestivi ed il sabato. Analogamente le postazioni di continuità assistenziale hanno garantito puntuali risposte ai cittadini: a solo titolo esemplificativo una sola postazione di continuità assistenziale in un solo distretto popoloso della Roma 2, nel solo mese di dicembre ha risposto a 400 chiamate (notturni e festivi e prefestivi). L’ambufest della Provincia di Viterbo ha registrato ben 82 accessi il primo gennaio 2024. Tutti processati da un solo medico in servizio.

Per quanto riguarda le attività dei medici di famiglia nei loro studi e/o forme organizzative (UCP):

in una UCP della Asl Roma 2, su un bacino di pazienti pari a oltre 10.000 cittadini, nella sola giornata del 27 dicembre ci sono stati 400 accessi ambulatoriali, 180 certificazioni di malattia, 50 domiciliari effettuate 6 vaccinazioni covid e 20 di antinfluenzale.

Nel solo 2023 ad un medico massimalista (oltre 1500 assistiti) di una importante e grande ASL romana il numero degli accessi/ anno è stato pari a 13.200 (comprendente sia visite in presenza che richieste di ricettazione) quasi 1500 nuovi problemi di salute inseriti nel gestionale ed un carico di ricettazione pari a 27.471 farmaci e 297.500 esami diagnostici. Dei 1500 pazienti in carico, ben 1338 sono stati visti dal Mmg nel corso dell’anno 2023 (quindi il medico li famiglia li vede praticamente tutti nel corso dell’anno). A questa mole di carichi lavorativi svolti dai singoli Mmg appartenenti a tali UCP, carichi di lavoro facilmente riscontrabili dalle certificazioni di malattia che viaggiano sul sistema della Tessera Sanitaria, ebbene, a tutto questo deve essere aggiunto la produzione della ricettazione per farmaci e analisi che viaggia tutta su canali nazionali riscontrabili e certificabili, dobbiamo affiancare, poi, tutta l’attività burocratica di registrazione delle vaccinazioni, piani terapeutici, e tutte le innumerevoli attività medico legali costantemente richieste ai Mmg: richieste per invalidità civile e 104, per finalità assicurative dei pazienti, fronteggiare altresì le centinaia di richieste improprie derivanti da mancate prescrizioni da parte di altri medici del SSN che non ottemperano a tali istanze, altresì obbligatorie e rientranti nei compiti di tutti i medici che assistono i pazienti.

Respingiamo al mittente quindi ogni accusa impropria, falsa ed immotivata che attribuisce alla medicina generale la responsabilità ed i numeri degli accessi in Pronto Soccorso durante le festività trascorse.

La medicina generale fronteggia con le proprie capacità, mai valorizzate, numeri abituali di accessi e richieste di salute che spaventerebbero chiunque.

La chiusura dei singoli studi medici nei giorni festivi è quindi legittima chiusura dell’attività, garantita dalle altre succitate strutture e servizi di continuità assistenziale e nulla ha a che farie con le “ferie” che sono altro e che comunque il medico di famiglia paga di tasca propria e laddove reperisce un sostituto.

Si è desertificato il territorio, sguarnendo le postazioni di Continuità Assistenziale (vedi Lombardia), senza contemporaneamente potenziare le Case di Salute (ora di comunità) e quando ci si accorge che le chiacchiere non bastano ed il sistema non regge, invece che ammettere che occorre potenziare la medicina generale con seri investimenti (non sulle case di comunità vuote poi di medici che ci lavorino), ebbene scaricano (comprese talune organizzazioni dei consumatori) sui medici di famiglia responsabilità ed omissioni che non hanno invece nulla a che fare con noi.

Occorre altresì lavorare sul corretto utilizzo di strutture e presidi del SSN e rifondare l’educazione sanitaria sin dalle scuole (abbiamo chiesto fortemente ma invano il ripristino della medicina scolastica) lavorare sulla cultura del limite e sui corretti comportamenti.

A tutt’oggi, nel pieno del picco influenzale, ogni minimo sintomo, anche i più lievi (le piccole febbri nei minori, la tosse pur lieve ma persistente da pochi giorni, i minimi malori transitori) inducono sia i genitori dei minori sia i pazienti adulti a ritenere indispensabile un consulto medico: anzi, laddove ritenuto non soddisfacente (“non mi ha dato l’antibiotico, non mi ha segnato analisi ed rx, non mi ha segnato la protezione gastrica”) ebbene si accede in altra struttura oppure il giorno successivo si passa dal medico di famiglia alla continuità assistenziale e poi in Ambufest e infine in Pronto Soccorso.

Questo sistema non potrà mai, né nel nostro né in nessun altro paese, compiutamente fronteggiare tale “shopping sanitario” e far fronte ad una tale richiesta per lo più impropria di “salute”, modello bancomat.

Dalla medicina generale, solleviamo, come Sindacato Medici Italiani, a questo proposito l’urgenza non più procrastinabile, della autocertificazione di malattia. È anacronistico e controproducente per il SSN che tutte le migliaia di certificazioni di malattia debbano transitare obbligatoriamente e pure “de visu”, dal medico (qualsiasi medico sia Mmg che medico ospedaliero, libero professionista, specialista ambulatoriale).

Milioni di pazienti occupano, così, le nostre strutture territoriali e della medicina generale, esclusivamente per ottenere tale certificazione e quasi sempre nulla di realmente sanitario.

È il momento di dire basta! Stop alle accuse ai medici di famiglia, basta con il pressappochismo, mettiamo i medici in condizioni di poter lavorare, tutti i medici del SSN, e sosteniamo nei fatti il nostro Servizio Sanitario e non con parole, spesso vuote e molto spesso sbagliate.