“See&Treat”. l’Ordine dei Medici di Roma ricorre al Consiglio di Stato: “Ribadite le ipotesi di esercizio arbitrario di professione e di falso ideologico”

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Back view of a man asking a question on seminar.Lavra: “Abbiamo il dovere istituzionale di garantire la tutela della salute della collettività”

Il Consiglio direttivo dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri, (OMCeO) riunitosi ieri sera, ha deliberato di ricorrere al Consiglio di Stato avverso la sentenza della Sezione Terza Quater del TAR LAZIO n. 10411 del 19/10/16 che ha respinto la richiesta dello stesso Ordine di annullare la deliberazione dell’ASL-RMC del 20 marzo 2015 con cui è stata disposta l’attivazione di ambulatori infermieristici sul modello anglosassone del See and Treat”.

Il Consiglio dell’Ordine capitolino, previo attento esame anche da parte di esperti legali, ha ritenuto la sentenza censurabile sotto molteplici e rilevanti profili. Tra questi, ad esempio, la violazione della figura di garanzia rivestita dal medico a tutela del paziente e della sanità pubblica, con l’improprio affidamento di competenze, esclusive della professione medica, ad altre professione sanitarie nell’ambito delle cosiddette urgenze minori. Nello specifico dell’operatività viene poi contestata la certificazione ex post, e addirittura in remoto, da parte del medico – senza che questo abbia prima visitato il paziente – del trattamento attuato in via autonoma dall’infermiere, con conseguente ipotesi di reato di falso ideologico.

Tutto ciò delineando – secondo l’Ordine di Roma – anche l’ipotesi di esercizio arbitrario di professione. In considerazione della rilevanza che l’oggetto del ricorso può rivestire su tutto il territorio nazionale l’Ordine della Capitale ha interessato della questione la propria Federazione nazionale (FNOMCeO) e tutti gli altri 105 Ordini provinciali dei medici.

“Come avevamo annunciato a ridosso della pubblicazione della sentenza, da subito le motivazioni addotte dal TAR nel respingere il nostro ricorso iniziale non ci sono apparse convincenti. Per questo le abbiamo sottoposte ad un’attenta osservazione, avvalendoci di un collegio di esperti particolarmente qualificati”, ricorda il presidente dei camici bianchi romani, Giuseppe Lavra. “Da questo esame sono state confermate le iniziali perplessità prima di tutto sulla legittimità della controfirma a posteriori del medico su quanto deciso e attuato dall’infermiere, parallelamente a quelle sulla corretta identificazione delle reali urgenze minori. Perplessità emerse, peraltro, anche sulla congruità del richiamo alla sentenza di Cassazione Sez. IV n. 116011 del 1 ottobre 2014 circa il richiamo alle modalità di redazione della certificazione medica.

Ma – sottolinea Lavra – nel ricorrere ora al Consiglio di Stato va ribadito che tale decisione non muove, come è stato affermato con leggerezza da altre posizioni, da presunti interessi della nostra categoria, bensì dal ruolo e dal dovere istituzionale e primario dell’Ordine di garantire che la professione medica sia sempre esercitata esclusivamente a tutela della salute dei cittadini, in particolare della fascia più debole di questi”.

Scarica il Comunicato Stampa dell’Ordine dei Medici di Roma