La monotonia del "posto fisso"

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Riguardo alla definizione espressa dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti "il lavoro fisso è una monotonia", oggetto di discussione in una trasmissione televisiva in onda ieri sera, ritengo opportuno indicare ai colleghi i riferimenti di legge che consentono di valutare la portata etica di tale affermazione, prima ancora di inquadrarne l’effetto socio-politico.
(Ermanno De Fazi)

 Definire "monotono" una qualsiasi forma di lavoro a tempo indeterminato, per tutti noi più che auspicabile e risolutivo di problematiche esistenziali, è una violazione del Decreto Legislativo 81/2008 in materia di tutela e sicurezza del lavoro.
Più esattamente, ad essere attaccato è il principio ergonomico, che pone al centro del lavoro l’uomo. Per ergonomia s’intende lo studio del comportamento dell’uomo in relazione alla sua attività e agli spazi in cui essa si applica per adattare l’attività all’uomo.
L’infelice definizione, di fatto, rivela una volontà politica contraria: cioè, l’uomo dovrebbe essere disposto a mutare più volte la propria attività lavorativa per non correre il rischio di adattarsi al lavoro. Fortunatamente, il dlg 81/2008 pone l’intera categoria dei lavoratori, medici compresi, al riparo da questa irriverente esortazione al cambiamento.
Infatti l’art. 15, comma 1 lettera d), indica tra le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori: "il rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo". Cosa dovrebbero dire i medici precari di fronte all’indisponibilità della politica di stabilizzare il loro contratto? Cosa potrebbero affermare i medici di Continuità Assistenziale che, a fronte del disagio e dei rischi che devono sopportare ad ogni turno, vedono allontanarsi la possibilità di una maggiore tutela nel proprio lavoro notturno e usurante?
Per concludere, tra gli obiettivi del dlg 81/2008 non è contemplata la riduzione del numero di lavoratori (per evitare l’estensione del rischio monotonia), bensì la "limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o che possono essere, esposti al rischio (di qualsiasi natura)", in base all’art. 15, comma 1 lettera g).
Cari colleghi, non lasciamo che la demagogia si sostituisca al buon senso!