Specializzazioni mediche. Cosa prevede il decreto: 6.000 posti per il 2014/2015. Ma il fabbisogno è di 8.073 medici specialisti

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Nel dettaglio saranno 5.000 i contratti di formazione specialistica a carico dello Stato, a cui si aggiungono ulteriori 1.000 posti attivabili in caso di effettiva disponibilità di coperture finanziarie contenute nella legge per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2015. Ulteriori posti potranno essere coperti dalle Regioni. IL TESTO DEL DECRETO

La firma del decreto l’aveva annunciata  sui social network il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ma senza entrare nel dettaglio del dispositivo con il quale vengono finanziati i contratti di specializzazione per l’anno accademico in corso. Stiamo ovviamente parlando del decreto sulle specializzazione mediche, ufficialmente “Determinazione del numero globale di medici specialisti da formare per il triennio accademico 2014/2017 ed assegnazione dei contratti di formazione specialistica dei medici per l’anno accademico 2014/2015”.

Sono 5.000 i contratti di formazione specialistica a carico dello Stato, a cui si aggiungono ulteriori 1.000 posti attivabili in caso di effettiva disponibilità di coperture finanziarie contenute nella legge per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2015. In tutto, dunque, si parla di 6.000 posti, a fronte degli 8.073 stimati dalle Regioni per coprire il fabbisogno nazionale di medici specialisti per l’anno accademico 2014/2015 (il fabbisogno per l’a.a. 2015/2016 è stimano in 7.909 unità e per l’a.a. 2016/2017 in 7.967 unità).

Anche le Regioni, però, possono fare la propria parte per aumentare il numero di contratti a disposizione. Il decreto prevede infatti che “per far fronte ad esigenze formative specifiche evidenziate dalle singole Regioni e Province autonome in cui insistono le strutture formative, ove sussistano risorse aggiuntive, comunque acquisite dalle Università e nel limite dei posti programmati” da decreto “possono essere previsti ulteriori contratti di formazione specialistica in aggiunta a quelli finanziati dallo Stato”. E le Regioni che non hanno nel loro territorio Facoltà di medicina e chirurgia, “possono attivare apposite convenzioni con Università di altre Regioni al fine di destinare contratti di formazione specialistica aggiuntivi per la formazione di ulteriori medici secondo le esigenze della programmazione sanitaria regionale o provinciale”.

Il decreto assicura comunque che, per garantire le esigenze rappresentate da ciascuna Regione e Provincia autonoma in sede di comunicazione dei fabbisogni, il riparto dei 5.000+1.000 contratti di formazione, “tenuto conto delle risorse statali effettivamente disponibili”, è stato fatto prendendo in considerazione, quali indicatori, “il tasso di turnover dei dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale, desunto del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato per l’anno 2012, e il fabbisogno regionale, espresso in termini di variazione percentuale rispetto all’analogo dato riferito all’anno accademico 2013/2014”.

Previsto che, nell’ambito dei rapporti di collaborazione didattico-scientifica tra Università italiane e straniere, i medici non possano svolgere all’estero un periodo di formazione specialistica superiore ai diciotto mesi.

La ripartizione dei contratti di formazione specialistica fra ciascuna scuola di specializzazione sarà stabilita in un successivo decreto “tenuto conto della capacità ricettiva e del volume assistenziale delle strutture sanitarie inserite nella rete formativa delle scuole”. (Fonte: Quotidiano Sanità)