SMI-LAZIO, ASL RMF: IL RUOLO UNICO DELLA “MEDICINA GENERALE” E’ REALTA’

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Il ruolo unico della Medicina Generale, obiettivo fondamentale dello Smi-Lazio, è stato raggiunto nella Asl RmF. L’accordo in questione è frutto di una complessa trattativa svolta dalla Direzione Generale, Sanitaria e Amministrativa dell’Azienda sanitaria, su proposta di Ermanno De Fazi, responsabile aziendale SMI – Area Convenzionata.

«La proposta ha sostenuto in toto l’idea del ruolo unico come modello di integrazione e completamento delle varie configurazioni contrattuali della Medicina Generale, orientato al raggiungimento del tempo pieno», ha dichiarato Ermanno De Fazi.

I destinatari dell’accordo, incaricati a tempo indeterminato o determinato ed in condizioni di compatibilità contrattuale, sono: i medici di Continuità Assistenziale (per il passaggio a 38 ore settimanali), i medici dei Servizi (con la possibilità di aumentare il monte ore o raggiungere il tempo pieno con incarico di CA), i medici di Assistenza Primaria (con basso numero di scelte), i giovani medici inseriti in graduatoria regionale e chi è in possesso del titolo di formazione per la Medicina Generale.

«L’impiego dei colleghi», ha sottolineato ancora Ermanno De Fazi, «sarà rivolto ad attività ambulatoriali, svolte anche in orario diurno feriale con turni di 6 ore, sia presso il Posto di Primo Intevento (P.P.I.) in funzione 24h e destinato a diventare modulo aggiuntivo della Casa della Salute (Cds), sia nella gestione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici dei pazienti cronici (moduli orari di 3 ore), in sinergia con i medici di Assistenza Primaria delle UCP territoriali, che presteranno parte delle loro attività oraria nella medesima struttura aziendale. Il compenso economico delle attività orarie è conforme a quanto previsto dall’ACN 2009, dall’AIR Lazio 2006 e dall’ultimo AIR Lazio del 2014».

Infine, ha aggiunto il Sindacalista: «Questo accordo rappresenta un grande successo e un notevole passo avanti per cercare di risolvere tutte quelle problematiche, contrattuali e professionali che, finora, hanno generato discriminazioni ed ostacolato una visione univoca della professione medica svolta nel Ssn».

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