Smi-Lazio. Accordo sulla Riorganizzazione dell’Assistenza Territoriale: Facciamo Chiarezza!

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Dalla firma dell’Accordo regionale per la “Riorganizzazione dell’Assistenza Territoriale e la Medicina D’iniziativa”  ad oggi, si riscontrano solo tanti chiachiericci sulle reali azioni dello SMI-Lazio. Proviamo, dunque, a fare chiarezza. Innanzitutto occorre ricordare che lo SMI-Lazio ha preteso che la Regione inserisse, nell’Accordo in questione, una dichiarazione con i seguenti punti:

1)    Garantire una modalità omogenea per il passaggio dei medici dall’UCPs in UCP, predisponendo uno specifico modello di domanda;

2)    Rendere uniforme e funzionale la comunicazione telematica legata alla cartella clinica del paziente fra tutti gli attori del SSR, su tutto il territorio regionale;

3)    Permettere, a tutti i MMG che ne facessero richiesta, di realizzare forme di lavoro associativo come previsto dall’art 54 dell’ACN vigente (come ad esempio la medicina di gruppo o le medicina di rete o le UCP) e di percepire le indennità relative al personale di studio e all’infermiere professionale, in ottemperanza a quanto previsto dall’Art. 59B comma 8 dell’ACN vigente;

4)    Rendere nuovamente possibile la mobilità inter-aziendale, sollecitando i DG della ASL a favorire la mobilità per tutti i medici con priorità, per coloro affetti da fragilità e che tenga conto dell’anzianità di servizio e del curriculum professionale. Nonché di sbloccare al più presto possibile il turn-over che rende per alcuni colleghi i carchi di lavoro insopportabili;

5)    Trovare gli strumenti normativi, in collaborazione con le OOSS firmatarie del protocollo del 23/07/2014, che favoriscano l’inserimento per i medici ancora non inseriti nel SSR in tutti i progetti proposti dalla Regione.

Questi punti sono stati accettati dalla regione Lazio, ad esclusione del 3 e del 4 che comunque rimangono cavalli di battaglia dello SMI-Lazio per i quali la Segreteria ed il Consiglio si stanno battendo. Infatti, la possibilità per tutti i medici di famiglia di poter entrare nelle UCP o avere le indennità di rete o di gruppo, per l’infermiera o per il collaboratore di studio, è stata sempre una battaglia intrapresa con forza e convinzione dal Sindacato.

Informatizzazione

Altra richiesta storica è stata quella dell’informatizzazione. E’ inconcepibile che nel 2014 si pretenda di riorganizzare un sistema, senza creare una rete informatica che unisca tutti gli attori. Per questo avevamo chiesto che i dirigenti medici potessero essere favoriti nella mobilità aziendale ed inter-aziendale proprio per avere una migliore integrazione fra i medici convenzionati ed i medici dirigenti, tenendo presente che altro cavallo di battaglia dello SMI-Lazio, è proprio il ruolo unico.

Medici giovani e precari

E poi l’annosa questione dei medici “giovani” che oramai non sono più tanto giovani. Non è immaginabile che una società formi un professionista per sei anni di università più tre di formazione specifica o cinque di specializzazione, per poi non coltivare per i successivi vent’anni tutta la loro professionalità. Possibile che non si riesca a trovare un sistema per favorire l’accesso dei giovani nel territorio? Ormai l’età media  dei medici di famiglia è di 52 anni e la generazione dei 40enni ha perso il treno della Medicina Generale. E non è accettabile che anche i 30enni la perdano.

Perché firmare l’Accordo sulla Riorganizzazione dell’Assistenza Territoriale?

Quando mi si chiede il perché sulla firma dell’Accordo, la risposta che viene spontanea è che, fondamentalmente, crediamo nella necessità di una rivoluzione del SSR che migliori sia la qualità dell’offerta sanitaria che diamo ai nostri concittadini, che una migliore visibilità dei medici di famiglia che, per troppo tempo, sono stati relegati a svolgere una funzione di burocrati dello Stato. Il problema non è firmare o non firmare gli Accordi ma quanto poi, le firme, vengano rispettate dalle parti.

Le pecche della Regione Lazio

Ad oggi la Regione non ha ottemperato alla maggior parte delle sollecitazioni fatte dallo SMI. In primis, non esiste ancora un facsimile di domanda per il trasferimento delle UCPs in UCP. E questa non era certo una richiesta impossibile, ma doveva servire ad evitare ciò che si é naturalmente avverato, ovvero: le varie “fughe in avanti” delle ASL per ottenere la benevolenza di “Sua Maestà” la regione Lazio.

Il caos delle strutture sanitarie

Altri problemi li avremo per la totale incomprensione da parte sia nostra che della parte pubblica, sulla funzione che devono avere queste strutture ASL, si chiamino esse “Case della Salute” o Ambulatori della Medicina Generale o quant’altro. Il dilemma è capire se devono essere dei contenitori di medici di medicina generale oppure degli acceleratori di salute per la popolazione. Ma questo non è dato a capirlo! Infatti da una parte si dice che non sono dei presidi che accolgono anche le emergenze, mentre dall’altra si dice che devono essere i luoghi per la cura di malati cronici. Insomma tanto rumore e caos per una cosa che ancora non sappiamo a cosa e se serva.

Il futuro della Medicina di Famiglia

Probabilmente il futuro della medicina di famiglia cambierà. E lo SMI-Lazio non può e non deve essere lontano da questi cambiamenti. Anzi, con tutti i suoi quadri dirigenti deve cercare di governarli e di accompagnarli, cercando di far inserire nel mondo del lavoro idee e forze nuove e motivate al cambiamento. Molti dei nostri iscritti, anche anziani, non si sono spaventati della possibilità che il futuro medico di famiglia lavori, necessariamente, in gruppi più o meno grandi di medici e, a nostro avviso, sarà questa la sfida del futuro sistema sanitario regionale che dovremo avere la pazienza ed il coraggio di …. Sindacare!

Di Paolo Marotta, segretario SMI-Lazio