Lazio: la strana commedia del 118

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Il caso 118 sta per esplodere. Sotto il profilo politico e gestionale, sotto il profilo amministrativo, sotto il profilo penale. C’è chi non dice tutta la verità, chi mente spudoratamente, ci sa e tace. La manifestazione dei dipendenti della Cri sotto le finestre della Pisana, la settimana scorsa, ha fatto da detonatore, la parola d’ordine è “No alla privatizzazione del 118”, ma mai slogan fu più fuorviante. Proviamo a tirare le fila del discorso secondo una logica. L’azienda Ares 118, creata dalla coppia Storace e Gramazio ha il fiato corto. Devastata dal blocco del turn over in uscita che determina la perdita di centinaia di operatori ogni anno, ha una carenza in organico intorno al 50% . Ma il numero delle ambulanze in servizio non può certo diminuire e l’Azienda, con scelta per certi versi discutibile, invece di imporre (per la salute di tutti) delle deroghe, si appoggia alla Croce Rossa (che assicura una percentuale del servizio pari a circa il 20% del totale regionale) e ad un “pacchetto” di fornitori qualificati, Onlus e Croci private. Il primo problema riguarda la Cri, che da un anno continua a interagire in un curioso regime di prorogatio: da un lato esiste sulla carta una convenzione mai completamente archiviata che porterebbe al 2018, dall’altro l’organismo ha cambiato abito, status sociale, figura giuridica. Quella Croce Rossa non esiste più. Da Onlus provinciale continua a fornire quella percentuale di uomini e mezzi incassando compensi come prima. Ma essendo cambiata la ragione sociale non è chiaro come le fatture vengano veicolate e liquidate. A chi e per quale ragione? Nel momento in cui la Corte dei Conti volesse vederci chiaro sarebbero guai per molti. Ma visto che il sigillo è del Commissario Zingaretti tutti fanno finta di niente. Fanno finta di niente anche per quanto riguarda il costo di queste prestazioni. Alle Misericordie e Croci private utilizzate dall’Ares per garantire quel 20% di servizi vengono riconosciuti 400 euro a turno, a quel che resta della Cri 1300. Stesse richieste di prestazioni, stessi orari di servizio. Tra l’altro da mesi quegli enti bussano a quattrini: le loro fatture non sono state onorate da parecchio tempo. I conti non tornano. Sarà per quello che si continua a galleggiare nell’equivoco? E che si rimanda l’inevitabile? Perché la Regione ha correttamente bandito una gara, correttamente vinta questa estate da una Ati . L’aggiudicazione provvisoria dei due lotti del valore complessivo di 68 milioni di euro, è stata affidata a due diversi raggruppamenti temporanei d’impresa entrambe capeggiati dalla società capogruppo: una svolta storica, sono i privati di cui parlano i manifestanti Cri, Heart Life Croce Amica S.r.l. di Benevento. Leader in campo nazionale del servizio di emergenza già da molti anni. La Cri, va sottolineato, non ha partecipato al bando. Ma la situazione è congelata, la Regione temporeggia con la scusa di completare le procedure . I vincitori dovrebbero occupare le posizioni tenute oggi dalla Cri, ma quando?In tutto questo la Corradi, direttore generale dell’Ares 118 tace, non prende posizione, , incurante di una problematica che sta creando una pericolosa situazione di incertezza all’interno della stessa Ares118 che essa dirige. Sarà per non urtare la sensibilità dell’amico avvocato Rocca, presidente della CRI? O perché, nonostante l’alto incarico che Zingaretti gli ha affidato, non ha ancora capito cosa stà succedendo? D’altra parte l’unico incarico di rilievo rivestito dalla dottoressa Corradi è quello di direttore sanitario e poi di top manager del S. Andrea, dove di emergenza sanitaria se ne fa veramente poca. Aveva già mostrato di gradire poco la destinazione all’Ares, ora appare paralizzata. Ovviamente sullo sfondo ci sono i cittadini, gli utenti, con il bisogno di sicurezza. Roma è una piazza particolare l’Azienda che gestisce l’emergenza sanitaria dovrebbe essere tarata sulle necessità poste dalle decine di milioni di turisti che arrivano nella capitale e si aggiungono ai residenti. Ma pare che tutto questo interessi poco o niente. Alla fine sono solo questioni di soldi, di interessi e di potere. (Fonte: Online News)