Protocollo per la sicurezza degli operatori di C.A.

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Il Sindacato Medici Italiani incontra il rappresentante dell’Assessorato alle politiche sociali, Riccardo Solfanelli. Presentato il progetto di individuazione del rischio nelle sedi e nell’ attivita’ domiciliare dell’ex Guardia Medica

SMI-LAZIO: UN NUOVO PROTOCOLLO PER LA SICUREZZA DEL LAVORO DEI  MEDICI ADDETTI ALLA CONTINUITA’ ASSISTENZIALE

 Un programma di formazione e informazione per gli operatori sanitari in ciascuna Asl

E’ notizia di tutti i giorni il fatto che qualche medico della ex Guardia Medica venga aggredito o minacciato nel corso della sua attività. E questo soprattutto se si tratta di donne, ormai costrette a farsi accompagnare da parenti o amici nella loro meritoria e indispensabile attività notturna. A Roma e provincia operano circa 300 guardie mediche, di cui l’80% sono donne, che  lavorano quasi esclusivamente di notte e nei giorni festivi, quando gli altri servizi assistenziali sono chiusi, venendo ad essere l’unico presidio socio sanitario territoriale a cui le persone bisognose di assistenza possano fare riferimento(sostituendo i medici di medicina generale, i servizi di pronta consulenza e guardia psichiatrica, coadiuvando il 118, talvolta assolvendo anche compiti di medicina necroscopica). Questo servizio, che tra l’altro costa pochissimo al Sistema Sanitario, è messo a rischio dai continui episodi di aggressioni o minacce agli operatori. Per questo motivo gli esponenti del Sindacato Medici Italiani nel corso dell’incontro con Riccardo Solfanelli, responsabile dell’Ufficio staff dell’assessorato alle Politiche sociali e Promozione della salute del Comune di Roma, hanno proposto un nuovo piano operativo finalizzato a contrastare queste anomale situazioni di rischio lavorativo. Ciò può essere possibile attraverso una preventiva individuazione "a priori" di idonei criteri di valutazione dell’effettivo rischio nell’ambito di ciascuna Asl, anche con l’ obiettivo di valorizzare e rendere più appropriata l’offerta sanitaria. Gli operatori, secondo il progetto Smi-Lazio, andranno “istruiti” attraverso appositi corsi di formazione coordinati sia da medici che da esperti delle forze dell’ordine. Ma vanno anche presi provvedimenti finalizzati ad individuare norme specifiche per garantire la sicurezza nelle procedure, per evitare tutte le situazioni che possano avere ripercussioni negative sulla salute psichica e fisica del lavoratore, per assistere i medici eventualmente vittime di aggressioni sul luogo di lavoro. In relazione alla probabile ed auspicata applicazione del piano di lavoro lo Smi-Lazio garantirà l’ informazione  sul protocollo stilato con il Comune (e la relativa formazione) per tutti gli addetti ai lavori. E si impegna, inoltre, a raccordarsi con tutte le Asl coinvolte nel programma "sicurezza" per i medici di Continuità Assistenziale.  «Ovviamente –  dichiara Pina Onotri dello Smi Lazio  – forniremo tutto il supporto necessario anche nella realizzazione di una mappatura delle zone maggiormente a rischio per insicurezza e disagio sociale. Nel ringraziare Riccardo Solfanelli per la grande partecipazione  mostrata, confidiamo nel supporto e nella concreta sinergia con l’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Roma».

Smi-Lazio Ufficio Stampa: 349/ 21.19.335