Prevenzione, ecco il Piano 2014-2018

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Cinque grandi target comuni a Stato e Regioni, da declinare in percorsi condivisi ma adeguati alle singole realtà epidemiologiche e organizzative. È un documento-cornice il Piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2014-2018 trasmesso dal ministero della Salute alla Conferenza Stato-Regioni e anticipato dal settimanale Il Sole-24Ore Sanità in uscita oggi. Un Piano nato sotto l’ombrello del Patto per la salute siglato a luglio, che per la prevenzione ha stanziato 200 milioni l’anno, da sommare alle risorse (1,4 miliardi nel 2013) per la realizzazione degli obiettivi del Psn. (Consulta La proposta di Piano nazionale della prevenzione 2014-2018)

Il raggiungimento dei cinque macro-obiettivi – ridurre il carico di malattia, investire sul benessere dei giovani, rafforzare e confermare il patrimonio comune di pratiche preventive, rafforzare e mettere a sistema l’attenzione a gruppi fragili, considerare l’individuo e le popolazioni in rapporto al proprio ambiente – potrà essere ottenuto dalle Regioni anche in due tranche temporali, mentre le strategie saranno sottoposte a valutazione periodica. E proprio lo stretto monitoraggio di quanto realizzato da Regioni e Asl, focalizzato su «una sistematica attenzione all’intersettorialità (…), al miglioramento della qualità sia dei servizi sia della governance» e a una «sistematica promozione, sviluppo e utilizzo di valutazioni quantitative (e quindi dei flussi informativi a ciò finalizzati)», è tra i piatti forti del nuovo Piano. Dove – si legge nel documento – «si è scelto di individuare pochi macro-obiettivi a elevata valenza strategica, perseguibili contemporaneamente da tutte le Regioni, attraverso la messa a punto di piani e programmi che, partendo da specifici contesti locali nonché puntando su un approccio il più possibile intersettoriale e sistematico, permettano di raggiungere i risultati attesi».

La struttura del Pnp prevede la definizione di “quadri logici centrali” che implica: la definizione dei macro-obiettivi prioritari e l’esplicitazione del razionale/quadro logico di riferimento; l’identificazione dei fattori di rischio/determinanti relativi ai macro-obiettivi prioritari e delle strategie di contrasto; la definizione degli obiettivi centrali individuati «garantendo la coesione nazionale e degli indicatori centrali (e relativi standard)». Il quadro logico centrale è vincolante per le Regioni, che si impegnano a perseguire gli obiettivi declinandoli nei singoli contesti.

Dieci i quadri logici centrali, corrispondenti ad altrettante priorità: ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili; prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali; promuovere il benessere mentale in bambini, adolescenti e giovani; prevenire le dipendenze da sostanze; prevenire gli incidenti domestici; prevenire gli incidenti stradali; prevenire gli infortuni e le malattie professionali; ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute; ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie; attuare il piano integrato dei controlli per la prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria.

Il percorso di valutazione del Pnp andava teoricamente approvato entro il 30 settembre, così come l’iter di monitoraggio dei piani regionali, finalizzato alla loro certificazione e allo sblocco delle risorse. In ogni caso, il Piano già contiene “istruzioni d’uso” per la buona riuscita degli interventi: innanzitutto il ruolo di regista da assegnare al dipartimento prevenzione. Seguono otto “consigli”: utilizzare i dati derivanti dai sistemi di sorveglianza di popolazione per la pianificazione sanitaria; rendere fruibili per tutta la popolazione eleggibile gli interventi efficaci; implementare nuovi interventi più costo-efficaci; estendere a tutto il territorio un sistema informativo che sorvegli qualità e quantità delle azioni di promozione della salute e sia in grado di valorizzare le buone pratiche e di quantificare il consumo di risorse; adeguare l’Ict e integrare i sistemi a livello regionale;

inserire/rafforzare gli indicatori di copertura dei principali interventi di popolazione e gli indicatori di risultato dei Dg e della remunerazione di risultato dei professionisti; utilizzare gli strumenti di gestione e budgeting aziendali per aumentare l’efficienza nell’ottemperare alle leggi; sviluppare il ruolo di “steward” della prevenzione a livello sia regionale sia di Asl con le realtà esterne al sistema sanitario. (Fonte: Sole24Ore Sanità)